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Michele: "Maestra, è vero che i marziani non esistono?"

Io: "Non si sa, Michele, tu sei mai stato su altri pianeti?"

Michele: "No"

Io: "E allora non puoi sapere se su altri pianeti ci sono o no altri esseri viventi..."

Michele è perplesso, ma salta fuori Gaia, che lei sa: "Sì, io una volta ho visto un cinese che telefonava!"

Elisa arriva correndo con una chiocciolina in mano: "Guarda maestra! E' uno sciosso!"

"Maestra...ma Piero mi ha detto che sono una cacca molla!"

"Maestra...ma lui dice che non è vero che ho 6 anni!"

"Maestra...Matteo mi vuole uccidere con un cacciavite e sotterrarmi sotto terra!"

Ce ne sono mille di sorrisi ogni giorno, che questi adulti molto bassi mi estorcono con nuove terminologie, nuove scoperte, vecchie espressioni, tipo il sempre classico "non spingere spingione".

Ma le domande sono tante, soprattutto quando ti rendi conto che dopo cinque mesi mi trovo a ripetere sempre le stesse medesime cose, a richiamare sempre gli stessi medesimi nomi, a dividere sempre gli stessi bambini coinvolti in risse da stadio per una paletta, a fare sempre gli stessi biechi ricatti, del tipo "se ti comporti così, niente caramella!", e a sentire sempre le stesse biforcute risposte del tipo:"tanto quando vado a casa ne mangio due".

E' vero non sono una maestra, non ho studiato per questo, ma i bambini mi è sempre sembrato di riuscire a prenderli dal verso giusto. Invece no. Tiratela di meno.

E i punti di domanda aumentano se penso che sto per lasciare un contratto a tempo indeterminato (più unico che raro di questi tempi), per qualcosa che non si sa bene ma di sicuro non ha proprio nulla nè di contratto, nè di tempo, nè di indeterminato. Praticamente mi sto per schiantare a tutta velocità contro un punto di domanda gigante coi denti aguzzi e le braccia aperte.

Piove un po' di pessimismo oggi, magari domani andrà meglio, o magari no.